Un tesoro tra i tesori: la collezione Ghigi-Pagnani a Ravenna

La città più grande della Romagna, Ravenna, è un contenitore di storia, una storia che si racconta attraverso tutti i favolosi tesori che da secoli si mostrano in tutto il loro splendore, molti dei quali dichiarati patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. In una città così eclettica come Ravenna, dall’aria signorile e apparentemente sorniona, se ne nascondono molti altri di tesori.

Un giorno, infatti, ho avuto la grande fortuna di scovarne uno: la collezione Ghigi-Pagnani e tutta la sua storia, oltre 200 opere raccolte ed esposte in una originale villa che spicca per la sua unicità, costruita ad hoc proprio per contenere, raccontare e diffondere la passione per l’arte di Roberto Pagnani e di sua moglie Raffaella Ghigi.

Villa Ghigi-Pagnani  1956 (Architetto Luciano Galassi) Fotografia di R. Pagnani (Archivio Ghigi-Pagnani).

Villa Ghigi-Pagnani 1956 (Architetto Luciano Galassi) Fotografia di R. Pagnani (Archivio Ghigi-Pagnani).

Realizzata nel 1955 dall’architetto ravennate Luciano Galassi, alla sua prima committenza privata, la villa venne costruita in uno stile misto, americano e mediterraneo con il tetto di tegole e coppi rossi, grandi finestre e spazi interni aperti, senza colonne che disturbassero la visione delle opere, come si conviene alla casa di un vero collezionista. Era stata ideata, inoltre, una rientranza tra la parete ed il soffitto delle stanze dove inserire piccoli ganci a cui legare le catenelle per i quadri, come era allora in uso nelle gallerie, per eliminare la funzione dei chiodi, antiestetici e soprattutto poco pratici per chi modificava spesso la disposizione delle opere.

Roberto Pagnani incarnava la rara figura del collezionista colto – come sottolinea con orgoglio il nipote, il pittore Roberto Pagnani, che assieme al padre Giorgio gestisce e cura questo meraviglioso patrimonio. Il suo amore per l’arte non aveva fini speculativi né dimostrativi, lo si percepisce immediatamente entrando in casa e osservando le tante fotografie che raccontano di una passione profonda che lo legava agli artisti, con i quali manteneva dei veri rapporti di amicizia. “Comprava i lavori che più riteneva coerenti con il processo filosofico ed esecutivo che li aveva generati. Quello che cercava era la coerenza tra l’idea e la sua realizzazione e, certamente, dei valori estetici convincenti.” Nato nel 1914 Roberto Pagnani era un intellettuale eclettico e dalla personalità aperta. Frequentava le maggiori gallerie d’arte dell’epoca alla ricerca dei linguaggi che le avanguardie pittoriche del dopoguerra stavano diffondendo in Europa e nel mondo, in particolar modo l’arte gestuale dai colori decisi dell’Informale francese ed italiano e l’Espressionismo astratto.

All’inizio degli anni ’50 strinse una forte amicizia con il critico e storico dell’arte Alberto Martini, allievo di Roberto Longhi ed ideatore della famosa collana I Maestri del colore, che lo avvicinò ai più interessanti artisti del momento e gli fece conoscere il critico bolognese Francesco Arcangeli, che passò spesso per via Zotti 11.

 Raffaella Ghigi e Daniel Pommereulle Fotografia di R. Pagnani Lido di Venezia 1961 (Archivio Ghigi - Pagnani)


Raffaella Ghigi e Daniel Pommereulle Fotografia di R. Pagnani Lido di Venezia 1961 (Archivio Ghigi – Pagnani)

La casa stessa divenne una sorta di residenza d’artista e un cenacolo di intellettuali, dove passarono artisti come Mattia Moreni ed il francese Georges Mathieu, tra i nomi più noti dell’informale italiano e francese, ma anche il pittore Ben Shahn, il poeta Raffaele Carrieri, la scrittrice Elisabeth Mann Borgese e tanti altri ancora, un vero luogo di incontro e scambio sincero, ma soprattutto di creazione.

Ritratto di Moreni 1960 Fotografia di R. Pagnani (Archivio Ghigi-Pagnani)

Ritratto di Moreni 1960 Fotografia di R. Pagnani (Archivio Ghigi-Pagnani)

L’archivio di casa Ghigi-Pagnani – catalogato dalla storica dell’arte Federica Nurchis comprende capolavori dell’arte informale di Appel, Moreni, Mathieu e Vedova, ma anche dell’esistenzialismo lombardo con Cazzaniga, Vaglieri, dalle tinte più scure. Si trova anche un’opera di Imai Toshimitzu del Gruppo Gutai del 1961 e “La sagra della primavera”di Gianni Dova, voluta nel 1964 dal regista Michelangelo Antonioni per il suo film Deserto Rosso. 

Gianni Dova - La sagra della primavera - 1962

Gianni Dova – La sagra della primavera – 1962

La collezione, uno degli esempi più interessanti di raccolta d’arte privata, si formò nell’arco di un decennio, fino a quel tragico 8 maggio 1965, quando in un incidente d’auto Roberto Pagnani perse la vita assieme alla moglie Raffaella Ghigi e al giovane amico Alberto Martini. Un evento dalle pesanti conseguenze “Mio padre Giorgio, all’età di venti anni si è ritrovato da solo e dovette lottare per salvare la collezione da varie specie di avvoltoi. E’ riuscito nell’impresa, coadiuvato anche dal formidabile aiuto di mia madre che lo ha sostenuto con forza e determinazione nella salvaguardia della casa e del suo contenuto. Ora è con orgoglio che dedichiamo la nostra vita alla conservazione della collezione per continuare a farla dialogare ancora”

 

4 risposte a “Un tesoro tra i tesori: la collezione Ghigi-Pagnani a Ravenna

  1. Vergognandomi non poco devo ammettere che non ne ero a conoscenza, seppur nuora di un pittore di origini ravennati ma nato e cresciuto a Forlì Augusto Antonio Dirani (Biennale di Venezia 1926). Mi informerò per poterla visitare entro breve. Grazie. Maria Grazia Misirocchi Dirani

  2. Un grande onore conoscere e avere come amico roberto Pagnani junior la casa la collezione tutto un inno all arte e il giovane Pagnani continua la tradizione di famiglia coinvolgendo artisti contemporanei

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